di Silvia Azzaroli. Wolf Hall di Peter Kosminsky (White Oleander) è l’adattamento in sei parti di BBC2 del premiato romanzo di Hilary Mantel (che ha collaborato alla stesura della sceneggiatura), Wolf Hall and Bring Up the Bodies, ambientato ai tempi di re Henry VIII, interpretato dall’ex star di Homeland, Damian Lewis.
Racconta la scala al potere del i del subdolo consigliere del re, Thomas Cromwell, a cui presta il volto lo strabiliante attore shakesperiano Mark Rylance.
Completano il cast principale la carismatica Claire Foy (Little Dorrit), nei panni dell’ambiziosa Anne Boleyn e Jonathan Pryce, grande attore cinematografico, famoso soprattutto per Sam Lowry, ingenuo e patetico sognatore di Brazil di Terry Gilliam, qui nei panni del Cardinale Wolsey, primo protettore di Cromwell.
La storia è nota, ma questo sceneggiato ci offre diversi punti di vista interessanti, in particolare quello del protagonista, Cromwell, che non viene mai presentato malvagio tout court e dimostra di avere valide ragioni per fare ciò che fa, la sua scalata verso l’alto è fatta tramite un’arte sopraffina, con la stessa sublime lentezza con cui ci vengono narrate le vicende.
Thomas nasce come un figlio di un fabbro, un uomo violento, cattivo e incapace di capire di amare chiunque, deciso a fuggire da quel mondo, diventa un abile avvocato e finisce sotto l’ala protettrice del cardinal Wolsey per cui proverà sempre una forte devozione e la cui morte sarà la vera molla per spingerlo a scalare le vette del potere, arrivando a dominare e manipolare il re, spingendolo a decisioni davvero incredibili, in primis il famoso atto di supremazia, in cui Henry VIII deciderà di diventare il capo della Chiesa Inglese, pur di sposare l’amata Anne.
Le pieghe del potere ci vengono raccontate con mano sapiente e in maniera mai banale, la stessa amante del re e poi sua regina, non è una la solita cartolina malvagia, ma una donna ambiziosa che desidera infine di essere amata per quello che è. Emblematica in tal senso la scena in cui, parlando proprio con Cromwell, si accarezza la pancia, quando è incinta di Elizabeth (che sarà in qualche modo la vendetta postuma della sfortunata regina) e dice:
“Sì, ora sono felice. E’ ciò che ho sempre desiderato. Finalmente valgo qualcosa.”
Una costatazione amara e malinconica frutto di un periodo in cui le donne per essere considerate importanti dovevano scodellare il desiderato erede maschio.
Come è ben noto Anne non riuscirà mai a dare questo al re e verrà da lui ripudiata in maniera persino peggiore a quella di Katherine, dato che verrà accusata di essere una strega manipolatrice, di aver plagiato il re, venendo infine condannata alla decapitazione.
Proprio come il suo nemico, Thomas More, a cui presta il volto Anton Lesser, altro attore shakesperiano di lungo corso. Tra gli interpreti vi è da segnalare anche Mark Gattis, autore, insieme a Steven Moffat, della celebre serie tv Sherlock e da quest’anno anche di Doctor Who: Gattis interpreta in Wolf Hall il segretario di stato Stephen Gardiner.
Per ora BBC2 ha mandato in onda 5 dei 6 episodi(l’ultimo sarà trasmesso il 25 Febbraio) previsti quindi il mio giudizio è ancora parziale, posso però dire che vale la pena vederla anche per scorgere diverse analogie con il mondo di oggi, dove, ahimè, non sempre la donna viene considerata un essere umano in quanto tale, ma solo un utero che cammina e le scalate al potere di persone ambiziose, celano drammi non sempre facili da cogliere.
Certo è impossibile trovare politici scaltri e intelligenti quanto Cromwell, capaci di plasmare la realtà in maniera sopraffina, con voce gentile e parole convincenti, senza mai urlare, sapendo sempre arrivare al punto delle questioni in ballo.
Sontuosa e assolutamente perfetta anche la ricostruzione degli ambienti e dei vestiti, senza nessun anocronismo storico.
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